Cartoline morali

CARTOLINE MORALI

Alla mia famiglia.
Inizio seriamente a pensare al perché sono qui; col senno di poi forse quel foglio non avrei dovuto firmarlo. Qualsiasi cosa succeda sappiate che l’ho fatto per voi: cercavo solo di darvi un futuro migliore. Mi rendo conto che la pace non esiste, che è solo una grande intento mascherato dal dio denaro. Non voglio essere un martire, tantomeno un eroe; chiedo solo di potervi riabbracciare, solo questo..
Un soldato
Gianluca Fontanesi

Mah, la foto non è un granché. D’altronde l’ho comprata nella prima edicola nella quale ho ricevuto ascolto. Indirizzo, nome, città e Stato li ho lasciati in bianco, l’intenzione è quella di consegnartela a mano, se ne avrò l’opportunità. In realtà sarebbe bastato anche un foglio qualunque di quelli trovati per strada o magari in qualche cassonetto, ma il cattivo gusto non mi appartiene. Sono una persona di stile io. La penna è mia. Un regalo sincero di una signora che più volte mi ha aiutato e soprattutto ha ascoltato i miei discorsi solo apparentemente sconclusionati. Se starai leggendo è perché sei passato di nuovo di qui. I nostri sguardi si saranno di nuovo incrociati. Avrai di nuovo messo su quell’espressione disgustata e forse avrai lanciato ancora 20 centesimi carichi di nulla. Ora capisci perché te li ho restituiti col sorriso migliore che potessi indossare. Clochard si diventa non ci si nasce. Come ignoranti.
Un barbone.
Simone Scalzini

Non indugiare.
Non piangere sul tuo vuoto passato.
Non perderti tra le maglie dei rimorsi del presente.
Affrettati.
Potrei stancarmi di aspettare.
E per te forse, potrei essere già andato via.
Il tuo futuro.
Michele Lopopolo

Al mio prossimo corpo.
Appartenevo a un ragazzino di 18 anni, purtroppo neopatentato e col vizio acquisito da poco di andare forte in macchina. Ora sono in viaggio, ricoperto dal ghiaccio. Ogni tanto l’ambulanza sussulta sulla strada dissestata; so che mi stavi aspettando da tanto, figlio di una lista interminabile e di un difetto genetico. Una vita si è spenta troppo presto, mentre presto un’altra si riaccenderà: quel che è certo è che tornerò a pulsare, tragedia e speranza diventeranno vita.
A presto,
Il tuo cuore
Gianluca Fontanesi

Gli unici miei viaggi sono da un’auto all’altra, da un motel all’altro, da un letto all’altro. Sono oggetto di pettegolezzi e frecciate velenose da parte delle donne per bene…ma gli uomini con me aprono sempre volentieri il portafoglio per il loro piacere. Sono esistita in ogni epoca e alcune come me hanno ottenuto fama e fortuna, non come le povere illuse che sognano una fede al dito o una convivenza con un maschio che certamente le tradirà. Io non ho morale, non ho scrupoli, non ho tempo né valori, ma ciò che offro io è più apprezzato degli stupidi sentimenti destinati solo a far soffrire.
Io non temo il Giudizio Divino, perché ho molto amato e vi precederò nel Regno dei Cieli.
La meretrice
Penelope Ventisei

Ad un automobilista ubriaco.
Il vento sulla faccia, nei capelli sudati, vado a chiamare gli altri, andremo nel posto segreto a raccontarci storie spaventose.
Come se la fanno sotto i piccoli, ne ho in mente una che gli farà rizzare i capelli stavolta. Prima però devo andare in salumeria, oggi le patatine devo portarle io. Se spingo ancora un po’ forse riesco a battere il record, ce la posso fare, pedala, pedala campione del mondo, pedalaaa!
Non sento più niente.
Guarda…é la ruota della bici, i raggi girano, girano ancora veloci…
Peccato, era la migliore delle bici.
Un bambino che sognava
Maria La Tela

A British Petroleum.
Titaniche sono le tue imprese e piattaforme … i tuoi gesti incontrollati hanno causato irreparabili danni, ma io non dico niente, sono qui in silenzio ad accogliere e sopportare tutto ciò.
Lo scatenarsi a volte da parte mia, è frutto di un meccanismo reattivo incontrollato … che mi sta succedendo!?
L’Oceano
Marco Palmieri

A te.
Non so cosa fai, se stai vivendo qualche vita che spero sia la peggior del mondo. Non so se stai amando, anche se non capisco come si possa amare regalando morte.
Comunque, ti scrivo per ricordarti. La memoria, la coscienza devono essere la tua condanna. Quel giorno, mettendo quella borsa, in quella stazione, tu hai continuato a vivere, altre persone no.
Avrebbero potuto vivere anche loro, amare, avere gioie e dolori. Ma tu hai deciso di no. Spero che stai soffocando nella tua misera esistenza,
Comitato Strage di Bologna
Giacomo Uncino

A me stesso.
Scrivo questa cartolina, con gli occhi riflessi nello specchio, a far da penna in un camerino di provincia.
Confesso. In questo teatro della vita, ho recitato talvolta, scene di vita non mia.
Un attore
Michele Lopopolo

A Gianluca.
Mio caro,
vedo ahimè che non stai vivendo bene: non perdi la pazienza facilmente, non ti ubriachi fino a stare male, non torni alle cinque del mattino, non bestemmi da tempo, pensi addirittura di sposarti!
Ma dimmi, ti ho forse insegnato così? Tutto il tempo che ho impiegato per te è quindi stato vano? Spero vivamente che sia solo un periodo no?!
Con affetto,
Il tuo diavolo custode
Gianluca Fontanesi

Addio Yael,
decisa a vivere in punta di piedi, ne sei uscita in carro armato e anfibi.
Qui, servizio militare obbligatorio anche per le donne… anche per le ballerine.
Peccato che la tua caduta sia stata poco elegante. Sappiamo, perché ti conosciamo, che se hai avuto tempo di pensarci, nel sangue, ti è dispiaciuto che ti trovassero in una posizione sgraziata.
La sensibilità degli affetti è strana. Custodite come tenero ricordo, abbiamo sentito che la tua vita si era spaccata. Il tuo ragazzo, tra le tue cose, piange davanti alle ultime scarpe rosse tacco dodici, che avevi comprato per il tuo compleanno. Non può commuoversi di fronte alla tua ombra di bambina, che ci indossa ancora. Solo tuo padre, il freddo medico miliare, ti piange per quel che eri, stringendoci al petto, tua vecchia taglia trentatré. Sarebbe stato meglio farti cadere rovinosamente sulle punte che puntata da un cecchino. Ma tu ballavi troppo bene.
Le tue prime vere scarpe da danza
Sara Leda

Cartoline dall’infermo.
Eccomi qui, adagiato su questo letto, in questa stanza bianca. Non posso muovere un solo muscolo, un solo fottutissimo muscolo per far capire che sono vivo. Ho fili dappertutto, tubi che trapassano il mio corpo per farmi vivere, credo. Non ricordo come ci sono arrivato qui, l’ultimo nitido frammento di memoria mi riporta ad una cena tra amici, con un fresco vinello frizzante e tante chiacchiere. Eccoti moglie mia… sei così bella così come ti ho sposata qualche anno fa… ah,se solo potessi farti capire che sono cosciente! È che proprio non riesco a muovermi, figuriamoci a parlare. E ci sei anche tu, grande amico mio dei tempi del liceo. Lei sta piangendo, e tu sei bravo con le parole, le dici che tutto andrà bene e che mi rimetterò presto e che tornerà tutto come prima . Grazie di tutto amico mio!
Grazie anche che la baci così appassionatamente… Sono sempre i migliori che se ne vanno! Voi sicuramente rimarrete qui a lungo!
Sabrina Vernocchi

Alla Morte (con tassa a carico del destinatario).
Vesto anfibi, tuta mimetica, occhiali infrarossi, auricolari e microfoni dappertutto, i-phone4 sintonizzato su una pagina Facebook.
Sono atterrato nel deserto tutto tinto in volto e non ho ancora capito se sono atterrato qui per fare paracadutismo, per abbronzarmi a 40°, per un ballo in maschera, per un viaggio fantastico in un teatro di guerra da playstation o per ordini superiori.
Voglio solo che, quando ti giungerà questa mia, tu mi vedrai ancora vivo, per poterti chiedere “Perché?”
Senza data.
Un giovanotto americano di belle speranze
Michele Lopopolo

Alla prima attrice.
Applaudita da tutti, hai smosso cuori, creato sentimenti.
In quel tuo esserci impercettibile e quel tuo esprimerti pronunciando sempre la frase esatta hai interpretato magistralmente un ruolo difficile, talvolta impossibile da comprendere. Sempre spaventosamente reale e fedele al personaggio tanto amato dagli altri.
Sei migliorata con l’esperienza, la maturità, facendoti calzare ogni parola o gesto, iniziando a pensare esattamente come colei che rappresentavi.
Peccato che in quest’affannosa voglia di essere lei, quasi non ti ricordi più chi sei.
Peccato non fosse un film, ma la tua rifiutata vita.
Maria La Tela

Al bastardo che ho incontrato.
La sua mano fra le gambe, a forza. Il mio sguardo oltre il finestrino.
Occhioni sgranati di bambina. Avrei voluto mordere. Vomitare urlando.
È stato, invece, silenzio con il fuoco nella pancia.
Ho conservato quell’ardore vivendo una sessualità giocosa. Lui, sicuramente, è invecchiato senza sapere cosa stesse cercando.
Non lo perdono. Anzi, l’ho schiacciato sotto il mio tacco di donna.
Oramai.
Anna Maria Arcobaleno

(Esterno notte, sirena di ambulanza in lontananza)
Ancora respiri, forse ce la farai ad arrivare vivo – per così dire – in ospedale e grazie a questo platano centenario addosso al quale ti sei schiantato il nostro involontario sodalizio cesserà.
Anni di birrerie, di wine bar, degustazioni, gnocchi fritti, il giro delle cantine, la Scozia, l’Irlanda….quante me ne hai fatte bere, vecchia spugna! E io lì pronto a smaltire, forte, leggermente ingrossato, ma sostanzialmente sano. Adesso voglio vivere in un altro corpo, giovane e incontaminato.
Adios, vecchio ubriacone!
F.to: il tuo fegato.
Francesco Tàmmaro

A Peppino Impastato.
Le lacrime hanno sciolto le parole scritte con mano tremante: nel cuore tonfi di cento passi avanti e indietro avanti e indietro.
Piccolo uomo, capelli da pazzo, entusiasmo da vendere, incazzatura facile: minchia sento la musica per le strade di Cinisi, tu dove sei? Qui, lì, ovunque dove c’è giustizia tra mare e cielo di questa infame terra nostra che odora di arance, gelsomini e polvere da sparo, dinamite e… pummm! In un attimo tutto finisce.
No non finisce niente: gli uomini muoiono ma le idee restano (questa non è mia).
Ciao Peppino,
Maruzza Alessi

A voi ragazzi.
Mi sono salvato! Ho rischiato! Le montagne .. la mia casa. La morte mi è passata di fianco. Avevo il tricolore nel cuore. Io amavo ed amo l’Italia! Adesso ho paura, sono vecchio! Racconto il tutto in questa piazza, tra la folla, sono deriso… non sono creduto! Cari ragazzi non sottovalutate le parole, non confondete mai la storia con un romanzo.
Un partigiano.
Sabatino Simonicca