DIARIO DI BORDO

LA MEGLIO GIOVENTU’

LA MEGLIO GIOVENTU’
Ci si abbracciava,
di bacio in bacio,
e le nostre carezze,
come ali di farfalla,
a colorare l’innocenza
che piano piano volava via con loro.
Lucia Amorosi


LA MEGLIO GIOVENTU’

Valle Giulia, eravamo tutti lì, tutti dalla stessa parte. Noi credevamo.
Fin quando il Poeta ci spiegò che tutti erano anche quelli dall’altra parte.
Elisa Borgonovo Moroni

LA MEGLIO GIOVENTU’
Primi giorni d’estate. I nostri vent’anni. La Renault 4 scassata e quella gita improvvisata al mare. Coi soldi che avevamo dovevamo scegliere tra l’autostrada e un panino. La cassetta di Lucio Dalla e la canzone “ Futura” facevano da colonna sonora ai nostri sogni. Tornammo che era quasi sera, preoccupati per il ritardo, i miei avrebbero fatto un sacco di storie. Ricordo ancora le nostre risate, gli occhi pieni d’amore e la benzina quasi finita. Eravamo pieni di speranza, ci sentivamo invincibili, niente e nessuno avrebbe potuto dividerci. Invece ci siamo persi. Nelle pieghe della quotidianità, nella nebbia delle difficoltà quotidiane. Un giorno abbiamo smesso di sognare. Le nostre strade si sono divise.
Claudia Cuomo

LA MEGLIO GIOVENTÙ
Sei me quando strappi la margherita che cresce in un prato e dopo un istante la getti a terra con noncuranza.
Sei me quando schiacci una formica tra le dita.
Sei me quando fai il pieno al distributore di benzina.
Sei me quando voti.
Oggi mi vesto di nero, incendio la tua auto e piscio sul tuo portone di casa. Fra trent’anni sarò la peggio vecchiaia, quella che sei tu oggi.
Giovanna Polini

LA MEGLIO GIOVENTÙ
Sei me quando strappi la margherita che cresce in un prato e dopo un istante la getti a terra con noncuranza.
Sei me quando schiacci una formica tra le dita.
Sei me quando fai il pieno al distributore di benzina.
Sei me quando voti.
Oggi mi vesto di nero, incendio la tua auto e piscio sul tuo portone di casa. Fra trent’anni sarò la peggio vecchiaia, quella che sei tu oggi.
Luigi Siviero

PETROLIO

PETROLIO
Affoga!
Tu e le tue convinzioni,
gli sporchi giochi e le litanie.
Si, affoga!
Goditelo l’oro che tanto aneli tra le mani,
che calore non ha.

Provaci a stringerlo, afferrarlo, non ci riuscirai.
Guardalo dall’alto cadere su di te,
adesso noto la paura nei tuoi occhi bugiardi,
ora che sei sul fondo freddo come il marmo arranchi e tremi.

Spera ch’io mi ferma in tempo,
che smetta di sputare petrolio sulla tua testa.
Vincenzo Attolico

AFFABULAZIONE

AFFABULAZIONE
Tu Amore mio braccato
dal Rimmel ben dosato
tu con quel corpo magro
ligneo e spigoloso
da Pietà Rondanini
ed io che oso
circuirti con un sorriso
intriso di veleno
con le mille parole che dico
non dico
produco
se insisto ti seduco
fingendomi tuo amico
ma posso esser lupo
senza pelo né pietà
e tu
– Che bocca grande che hai !
ed io
– Per mangiarti meglio…
…mentre ti bacio
Mi giustificherò poi parlando di animo randagio.
Mauro Barbetti

AFFABULAZIONE
Come si può spiegare ai bambini l’atroce barbarie dell’uomo contro l’uomo, lo sterminio, i lager, la pelle trasparente dell’umanità costretta all’esilio nel nulla e lo sguardo senza speranza?? I treni con ammassi di carne umana, gli scheletri nei fossi e il fumo di quello che era prima un corpo, un cuore, una vita?? No, non posso… Un bimbo piangerebbe per anni, di notte, se gli spiegassi l’orrore.
Alma Trucillo

IL SOGNO DI UNA COSA

IL SOGNO DI UNA VOLTA
Non rimaneva che il viaggio di ritorno.
Nino alla volta di Lecce. Un’eccellenza italiana, con un lavoro sicuro nel nord Europa e uno stipendio d’oro; senza rifugio.
Milo verso Napoli. Iscriversi all’università nel Regno Unito gli era costato un capitale; laureatosi in economia, mal sopportava ingrossare le fila della finanza speculativa.
Giulio ad Agrigento. S’era stufato di fare l’agente immobiliare a Londra, non vedeva l’ombra di un cambiamento concreto.
Il cammino ostinato verso sud rigurgitava rimorsi, paure, rabbie. Ma alle nebbie preferirono l’abbaglio accecante del solleone, selvaggio e inerte. Alla certezza, la sorte. All’agio, il disagio di una vita precaria.
Là dove sembrava esserci nulla, o quasi niente, Giulio, Milo, Nino trovarono tutto, persino sé stessi.
Avevano creduto, un tempo, di coltivare il sogno di una svolta.
Oggi coltivano la terra, seminano il sogno di una volta.
Andrea Corallo

IL CAOS

IL CAOS
E’ nella testa.
Pensieri assordanti
come strider di gesso
come porte sbattute
come gatti arruffati.
E’ caos assordante
parapiglia occipitale
la testa mi fa male
somatizzo il dolore.
Patrizia Benetti

IL CAOS
Se è vero che chi ha il caos dentro di sé può generare una stella danzante, io ho partorito un’intera galassia.
La mia vita è un caos, un groviglio di passato irrisolto e presente inconcludente che si snodano in un futuro ancora pieno di speranze e di sogni chimerici.
La mia casa è un caos, con il suo irriducibile disordine, le mille cose che conservo e non ritrovo mai, quelle che credevo di avere gettato via, e invece mi ritrovo inspiegabilmente tra le mani.
Un caos sono i sentimenti, le amicizie e le inimicizie, le emozioni che fanno palpitare questo vecchio cuore, tante volte ridotto a brandelli e altrettante rattoppato.
Il caos è nella testa, nell’inarrestabile schermaglia di pensieri contrastanti, nelle decisioni prese e subito dopo disattese, nel conflitto delle mie molteplici anime, alcune trasparenti come il cristallo, altre più nere dell’inferno.
Quello che scrivo è caos, nell’accozzaglia dei generi, nel virare di netto dalla tragedia al grottesco, dall’orrore all’idillio.
Ho un caos di stelle dentro gli occhi, e il loro fulgore mi abbaglia nel buio della vita.
Anna Rita Foschini

CAOS
Mi sveglio di soprassalto, la fronte imperlata di sudore. L’ho sognato ancora. Gli occhi sbarrati , un rigolo di sangue sulla tempia. Una deflagrazione. Io non muovo più la gamba. Il mio compagno è morto.
A due anni dal congedo ancora lo vedo.
Quando sono tornato, nell’indifferenza generale, la mia vita non è stata più la stessa.
In quel paese straniero ero rispettato, quasi venerato per l’aiuto che portavo; circondato da fratelli in divisa, difendevamo la bandiera.
Ora il mio stato non mi riconosce più.
Ma io ti ho difeso, amato, rispettato!!
Ho chiesto aiuto per superare quei fantasmi che offuscano la mia mente. Ho trovato solo indifferenza e porte chiuse.
Ma come, hanno investito milioni per addestrarmi a dovere; io li ho serviti!
Ed ora che chiedo aiuto vengo respinto.
Ho cercato un lavoro, degli amici.
Ho trovato solo disprezzo. Sono catalogato come un pazzo, un esaltato, uno da evitare.
Che fine hanno fatto il mio Stato, la mia Bandiera? Dove sono i miei fratelli?
Sono solo, nel caos della mia mente.
Vittoria Nava

IL CAOS (il mio KAOS)
Disordini delle pelle che annientavano l’umana ragione. Aveva ragione il Signor Pirandello, nelle sue riflessioni. E’ Kaos sulla pelle, sotto e dentro. Ma tu riempimi come meglio credi. Magari con un gelato alla vaniglia. Sarò cannella, sarò il movimento del flusso. Sarò Joyce e la sua coscienza che fluttua da me e te. Senza punti & virgole, ma creando disordini. Fuori la finestra un ambulanza corre a sirene spiegate, ed io, come mantra associo il rumore a parte del mio cuore.

LA TERRA VISTA DALLA LUNA

LA TERRA VISTA DALLA LUNA
La Terra vista dalla Luna io non la vedrò mai.
A meno che non ci mettano uno specchio, sulla Luna. E mi tirino il mento in su.
A quelli come me, che non oltrepassano i confini del quartiere, perché l’ignoto è faticoso;
che non amano viaggiare, perché per loro tutto il mondo è uguale;
che non usano l’immaginazione, perché ne hanno a basta della realtà,
a quelli come me non interessa vedere la Terra dalla Luna.
E nemmeno la Luna da quaggiù.
Cristina Cornelio

LA RABBIA

LA RABBIA
Ti brucia, ti divora, talvolta ti soffoca.
Ti fa diventare quello che non sei.
Ma dopo che è esplosa, ti svuota.
Ti fa sentire migliore, lei, la RABBIA!
Dorotea Cruciata

LA NOTTE BRAVA

LA NOTTE BRAVA
Io volevo solo una notte d’amore. Quella che non riuscivo ad avere da te.
E siccome tu non riuscivi ad amarmi, l’amore me lo sono andato a cercare, a pagare, a rubare, come un ladro nella notte buia.
Una notte, solo una notte per diventare l’amante della morte che ora cammina con me, giorno dopo giorno.
Pare sia colpa di un virus. Un fottuto, microscopico virus che ora è padrone di me e mi consuma.
Una notte brava, una notte sfrenata, poi il giorno è tornato.
Tu continui a non amarmi e io, piano piano, ho iniziato a morire.
Maria Rosaria Del Ciello

I PIANTI

I PIANTI
Lacrime, lacrime,
ti porterà lacrime.
Le trasformerò in risate!
Ora son qui,
acqua e sale negli occhi,
un pugnale nel cuore.
E non riesco a ridere.
Stefania Fiorin

I PIANTI
Ho visto melanzane uccise
in padelle d’olio bollente
senza che due lacrime lise
fossero piante dalla gente.
Graziano Gattone

UNA VITA VIOLENTA

UNA VITA VIOLENTA
«Avevo la tua età quando venni violentata.»
Marica sobbalza, stordita, con lo stomaco sottosopra e gli occhi appannati.
Dove si trova?
Prova ad alzarsi, ma polsi e caviglie sono legati, ancorati al tavolo sul quale è distesa.
«Fu colpa mia» aggiunge la voce. E’ una donna, e quel timbro è così… familiare. «Gli uomini non riescono a tenerselo nei pantaloni, ecco perché sta a noi farci valere. Saper dire di no. Smetterla di sculettare e mostrare i coglioni.»
«Aiuto» grida Marica, fiutato il pericolo.
Le pareti sono tappezzate di articoli di giornale, ove si parla del “Serial killer delle fragili”, un assassino che uccide le ragazze già vittime di abusi.
Come fosse una colpa.
Solo che polizia e media credono sia un uomo.
La folle si avvicina al tavolo e Marica finalmente la riconosce, la sua psicologa, con un coltello affilato nella mano destra.
«Non mi uccida, la prego.»
Ma è inutile, perché Marica le ricorda se stessa da giovane, la debole, e ammazzarla è l’unico modo per distruggere il passato e finalmente… perdonarsi.
Almeno una volta l’anno.
Samuele Fabbrizzi

COMIZI D’AMORE

SILENZI D’AMORE (L’APPARENTE BANALITA’ DEL CUORE)
Dormi.
Mentre mi vesto, il tuo piede spunta dalle lenzuola, coperto da una calzina di lana grigia.
Anche per questo ti amo.
Lodovico Ferrari

DOV’E’ LA MIA PATRIA?

DOV’È LA MIA PATRIA
Dov’è la mia patria?
Dove sono gli eroi, i santi e i navigatori che diedero lustro all’antico Stivale?
Forse rinchiusi nei loro appartamenti, intenti a navigare sul filo della tecnologia, tra le onde perigliose del wifi.
Dov’è la mia patria?
Nelle spire di Equitalia, che vampirizza la povera gente, gettandola nelle mani di delinquenti e strozzini.
Dov’è la mia patria?
Ogni pezzo di Colosseo che cade, ogni muro di Pompei a terra è una stilettata al mio cuore debole e affranto.
Dov’è la mia patria?
Io non ho padre né madre in questa terra votata allo sfacelo, in un Paese che stagna nella mediocrità.
Dov’è la mia patria?
Rosanna Fontana

DESCRIZIONI DI DESCRIZIONI

DESCRIZIONI DI DESCRIZIONI
ho fatto tutto quello che potevo
tutto quello che vedevo da fare
tutto il possibile
tutto al massimo del “mio” possibile.
aspetto a fiatare
tirare le somme
implacabile bilancio
pendente verso l’infinito.
sperare non serve a nulla
quando nulla e’ sperato davvero.
leggendo al contrario
si sente persino il vuoto
come risalire da un pozzo
che parte dal cielo.
Renè Miri

DESCRIZIONI SU DESCRIZIONI
(con tutti i titoli della II settimana)
Senza tetto né letto, abito al parco. Accattone per sventura, vivo di stenti. Sono lontani i tempi adolescenziali di una vita violenta consumata con ragazzi di vita, a fare la notte brava, con schiamazzi notturni, preceduti da guai diurni. E mi sovvengono i mitici comizi d’amore, improvvisati ai raduni delle suore con Scritti corsari.
Alzo lo sguardo al cielo, spuntano le prime stelle. Belle!
Mi domando come sia la Terra vista dalla Luna. Dovrei chiederlo a un astronauta. Di sicuro mi riferirebbe uno spettacolo inimmaginabile: una coreografia di punti e righe intersecate dipinti di azzurro, bianco, verde e marroni. E, che non si distinguono gli Stati nel mappamondo, pur girandogli attorno. Che la guerra da lassù non si vede, ma si sente con urla agghiaccianti. Che la popolazione non si distingue anche se occupa continenti stracolmi di facce di mille razze, con pelle di ogni colore, religione e status sociali.
Invidio gli astronauti, che vivono l’incanto di costellazioni e pianeti, da conferire al mondo scientificamente, con descrizioni su descrizioni, lontani da questo mondo marcio.
Marina Paolucci

CHE COSA SONO LE NUVOLE?

CHE COSA SONO LE NUVOLE
Nuvole bianche…
come la neve
dolci spumoni di panna per i golosi,
soffici e delicate come cotone,
dolci letti su cui dormono gli angeli
forme e figure che narrano favole di draghi e folletti
nella fantasia dei bimbi sdraiati sull’erba a fantasticare
cuori e cupidi nei sogni degli innamorati che si baciano sotto la luna
Nuvole nere…
per un temporale che lascerà posto ad un fantastico arcobaleno
Nuvole rosa…
per la romantica luce di un tramonto
che scalda il nostro cuore e addolcisce i nostri pensieri facendoci sognare
Daniela Zampolli

CHE COSA SONO LE NUVOLE?
Le nuvole sulla testa.
Le nuvole che coprono il sole quando brucia, che mancano nel cielo quando la pelle brucia.
Le nuvole che portano la pioggia, che fanno guardare verso l’alto.
Le nuvole sulla testa.
Le nuvole che non vedi di notte e quelle che hai per tetto.
Con le stelle.
Blinko G. Nuvolone

ACCATTONE

 ACCATTONE
“Lei è considerato uno dei più grandi autori di romanzi di questo secolo. Da dove trae ispirazione per scrivere le sue storie?”
“Dalle Vite delle persone che mi circondano. Prendo un po’ di qua, un po’ di là senza nemmeno chiedere. Per fargliela breve, mi limito ad osservare e trascrivere… nulla di più!
Prenda questo pomeriggio caldo, inutile e noioso. Se non fosse stato per il suo rossetto rosso leggermente sbavato sul labbro inferiore, il suo sguardo provocante, il suo odore di sesso e femmina, la sua scollatura profonda che offre la vista su alture scivolose e la minigonna oltre il limite dell’ indecenza, non avrei mai pensato alla vicenda del miliardario che si innamora di una puttana”.
Wilhelmina Vagante

IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE

IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE
Sono circa 3 anni, mille e più giorni che i nostri Marò vivono un esilio forzato, lontani dalle loro famiglie e dai loro affetti più cari.
Ogni giorno nuovi ostacoli al loro rilascio e ogni nuovo giorno aumenta la loro frustrazione e viene meno la fiducia nell’operato di chi in Patria dovrebbe attivarsi per il loro rientro.
Ogni notte una storia diversa, anzi un incubo diverso popola i loro sogni e ogni mattino, così come un fiore bagnato dalla rugiada si schiude, così nei loro cuori sboccia nuovamente il fiore della Speranza.
Annamaria Vernuccio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “DIARIO DI BORDO

I commenti sono chiusi.